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Immagine dei Sassi di Roccamalatina

PARCO REGIONALE DEI SASSI DI ROCCAMALATINA

Situato nel comune di Guiglia (Modena) ha una superficie di 750 Ha e si trova a una altitudine da 298 m. a 670 m. sul livello del mare. Già dal 1974 l'area che si trova tra l'abitato di Roccamalatina ed il fondovalle dei fiumi Panaro, all'interno della quale sorgono i "Sassi", fu sottoposta a vincolo paesaggistico. Successivamente, con un proprio atto la provincia di Modena istituì il Parco Naturale dei Sassi di Roccamalatina. Il fine di questi provvedimenti era la conservazione di una delle aree più interessanti dell'Appennino Modenese, ponendo vincoli alle attività di sfruttamento dell'uomo, oltre i limiti già previsti dalle norme del vincolo idrogeologico al quale è sottoposto tutto il territorio montano provinciale. Nel 1983, la Regione Emilia Romagna istituisce il Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina, rimarcando l'importanza dell'area come bene naturale d'importanza regionale.

 

L'AMBIENTE ED I BOSCHI

L'ambiente dei Parco rispecchia la varietà e le caratteristiche della natura geologica. Collocato nella fascia vegetazionale delle querce caducifoglie, ospita una flora termofila in rapporto al clima temperato e caldo che interessa questi rilievi collinari. Attualmente le superfici boschive sono ridotte rispetto alla capacità di espansione del querceto, in quanto le zone di facile accesso sono destinate alle colture agricole. Rimangono quindi lembi di bosco nelle aree impervie ed irte, oppure lungo i corsi d'acqua, dove è difficile lavorare e coltivare il terreno. Inoltre estese superfici boschive si presentano come castagneti e non come querceti, avendo avuto la castagna una grande importanza alimentare presso le popolazione della media montagna.

L'ambiente rupestre
A ridosso dei Sassi l'ambiente diventa accessibile esclusivamente per specie capaci di resistere ad estreme condizioni di aridità, che s'insediano nelle piccole crepe della roccia o dovunque trovano un po' di suolo per radicare.
Tra tutte emerge l'erica erborea una specie mediterranea che trova un microclima adatto alla sua persistenza sulle pendici dei Sassi. La presenza di questa erica non è limitata al solo Parco, ma copre una fascia collinare dove il clima non è né troppo freddo né troppo umido.

I boschi di roverella
La roverella è una quercia che predilige i luoghi asciutti e assolati. In condizioni di bosco sufficientemente umido altre specie arboree prevalgono, mentre dove i versanti sono più caldi la roverella riesce a dominare e forma boschi attraverso cui filtra molta luce. In queste condizioni di luminosità crescono diversi arbusti tra cui il ginepro, il citiso, la ginestra e la rosa di macchia. Nel Parco queste condizioni sono frequenti e si hanno così situazioni di bosco molto simile ad un cespuglieto alberato o a boscaglie di limitato sviluppo.

I boschi mesofili
Gli aggruppamenti boschivi che richiedono una modesta ma continua disponibilità idrica sono caratterizzati da una vegetazione mesofila. Nel Parco questi boschi occupano i versanti con suoli profondi e ombrosi. La specie arborea più rappresentativa di questo tipo d'ambiente è il carpino nero cui si accompagnano diversi tipi di aceri e l'orniello.
Cospicua è anche la flora arbustiva dei bosco mesofilo tra cui il nocciolo, il corniolo, la fusaggine o berretta dei prete e il maggiociondolo. Sul suolo, all'ombra degli alberi, crescono diverse specie erbacee che formano uno strato poco denso. Queste piante trovano nel sottobosco condizioni ambientali ottimali, mancando estremi di caldo o di freddo e persistendo l'umidità anche durante l'assolata estate. Molte di queste piante sono ben note per la bellezza dei loro fiori, come per esempio l'erba trinità, il dente di cane e diverse orchidee.

I boschi ripariali
Lungo i corsi d'acqua che scendono verso il fiume Panaro la vegetazione è costituita da specie igrofile. I principali elementi di questi boschi sono i salici, i pioppi e gli ontani. Gli ontani sono facilmente riconoscibili per il loro frutto di aspetto strobiliforme, simile ad una piccola pigna, fortemente lignificato e capace di galleggiare. Questo adattamento consente alla pianta madre di disperdere con l'aiuto della corrente del torrente i propri semi. Nello strato erbaceo si trovano farfaraccio, campanellini d'inverno e narcisi.

I castagneti
I boschi di castagno sono dovuti al lavoro dell'uomo che ha diffuso questo albero soprattutto per servirsene quale fonte di cibo. Il mantenimento dei castagneti comporta la necessità di allontanare periodicamente le specie arbustive e arboree del bosco naturale che tendono ad invaderli.

Infatti, i castagneti lasciati in stato di abbandono si trovano spesso rinfoltiti da cespugli, da felci e anche dalla presenza di giovani alberi dei boschi confinanti, segno di un progressivo ritorno verso il bosco naturale. In altri casi, particolarmente dove i castagni sono colpiti da una grave malattia detta cancro corticale, gli alberi sono ridotti a ceduo. I polloni che rigettano dalle ceppaie sono, infatti, più resistenti al cancro e sono usati per il risanamento dei castagneti ammalati.

Nel Parco, dove le condizioni microclimatiche lo consentono, crescono anche esemplari di faggio accompagnati a cerro e a sottobosco di mirtilli. La presenza di questa specie, se messa in relazione a piante come l'erica arborea rende la vegetazione del Parco di grande interesse, perché accanto ad una flora aridofila e di tipo mediterraneo crescono specie tipiche di quote più elevate con clima continentale, come appunto il faggio.

FAUNA

Il territorio dei Parco, con le sue diversità ambientali ospita varie specie di animali. Tra i mammiferi si trovano: la volpe, la faina, la puzzola e la donnola che sono predatori particolarmente abili nella caccia notturna. Di abitudini notturne, ma con una dieta più varia, è il tasso che scava la propria tana ricca di stanze e di uscite alla base delle rocce nel folto dei boschi. Scoiattoli, ghiri, moscardini e arvicole, piccoli mammiferi roditori, sono densamente distribuiti, grazie alla ricchezza di prodotti dei boschi e sottobosco. Anche il riccio è un abitante del Parco, la cui dieta, composta principalmente di insetti, lo rende particolarmente utile alla vegetazione. I rettili sono rappresentati da poche specie: la natrice dal collare, più comunemente chiamata biscia d'acqua, è notevolmente ridotta di numero. Il biacco, la più grossa biscia del nord dell'Italia, facilmente riconoscibile dal colore nero, è presente in buon numero alimentandosi dell'abbondante microfauna che popola il sottobosco. Il biacco si avventa e morde, ma non è velenoso. Velenosa è la vipera comune, avvistata sporadicamente nel Parco e pertanto un incontro con essa è molto improbabile. Altri rettili, appartenenti alla famiglia dei sauri sono l'orbettino, la lucertola ed il ramarro, ben presenti nel territorio. Nelle forre umide tra le rocce troviamo il tritone crestato ed il rospo comune fra gli anfibi.
Gli uccelli rappresentano senza dubbio la componente faunistica più numerosa e meglio visibile dei Parco: sono circa 200 le specie che nell'arco dell'anno si possono avvistare. Sulle pareti rocciose nidifica il falco pellegrino. Questo falcone cattura le sue prede in volo piombando loro addosso dopo velocissime picchiate durante le quali può raggiungere una velocità di circa 300 chilometri orari. Altri rapaci presenti nel Parco sono: il gheppio, la poiana, lo sparviero e tra i notturni: l'allocco, il barbagianni, la civetta e l'assiolo. Ghiandaia, gazza insieme alla cornacchia grigia sono i corvidi più comuni. Dove le dimensioni degli alberi lo consentono nidificano il picchio verde ed il picchio rosso maggiore, che praticano aperture nei tronchi con i loro potenti becchi. In inverno è piacevole ammirare il variopinto picchio muraiolo, dal volo simile a quello di una farfalla, mentre cerca insetti nelle fessure delle nude pareti rocciose. Altri uccelli dal comportamento curioso sono le averle, piccola e capirossa, che infilano le loro prede nelle spine dei rovi usate come dispensa. Molti altri uccelli popolano il Parco tra cui le cince, le capinere e gli usignoli. I loro canti riempiono i boschi e con l'aiuto di un binocolo non è difficile osservarli nel loro ambiente.
(Estratto da Carta escursionistica del Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina a cura di Regione Emilia Romagna/Comune di Guiglia)

La check-list qui riportata si riferisce alle osservazioni effettuate nel corso di uscite tra gli anni 1982 e 1993.

Il numero riportato nella colonna Frequenza indica il numero di volte in cui quella specie è stata osservata: per esempio il Lanario l'ho osservato solo in 2 occasioni.

Euring  Nome italiano Nome scientifico Frequenza
02600 Falco di palude Circus aeruginosus 1
02690 Sparviere Accipiter nisus 2
02870 Poiana Buteo buteo 4
03040 Gheppio Falco tinnunculus 9
03140 Lanario Falco biarmicus 2
03200 Pellegrino Falco peregrinus 15
07240 Cuculo Cuculus canorus 1
07950 Rondone Apus apus 1
07980 Rondone maggiore Apus melba 1
08560 Picchio verde Picus viridis 2
08760 Picchio rosso maggiore Picoides major 4
10200 Ballerina bianca Motacilla alba 1
10660 Scricciolo Troglodytes troglodytes 3
10990 Pettirosso Erithacus rubecula 4
11210 Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros 1
11220 Codirosso Phoenicurus phoenicurus 4
11870 Merlo Turdus merula 3
12770 Capinera Sylvia atricapilla 3
13110 Lui' piccolo Phylloscopus collybita 1
14370 Codibugnolo Aegithalos caudatus 2
14400 Cincia bigia Parus palustris 3
14620 Cinciarella Parus caeruleus 9
14640 Cinciallegra Parus major 8
14790 Picchio muratore Sitta europaea 3
15390 Ghiandaia Garrulus glandarius 9
15600 Taccola Corvus monedula 6
15673 Cornacchia grigia Corvus corone cornix 3
15820 Storno Sturnus vulgaris 1
16360 Fringuello Fringilla coelebs 1
17100 Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula 1

UNA RACCOLTA DI IMMAGINI


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